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01 settembre 2014

La fabbrica dei disastri

L'ultimo numero de L'Espresso dedica un angoletto a uno dei nostri disastri (lo stoccaggio di gas a Poggiofiorito, lungo la statale Marrucina: qui il progetto) e lo fa con un titoletto da brivido: "GAS DA TERREMOTO".

La zona tra San Martino sulla Marrucina e Poggiofiorito è considerata a "massimo rischio sismico" (quanti lo sanno?), la pressione del gas nel sottosuolo produce piccoli terremoti ("microsismicità", lo sapevate?), neanche tanto piccoli visto che il ministero raccomanda alla ditta di non superare la magnitudo 3.0. Come se il terremoto che sarà provocato dalla forza del gas compresso nel sottosuolo si potesse decidere a tavolino.

Iniettare enormi quantità di gas in una zona ad alto rischio sismico è un'idea semplicemente folle. Eppure il ministero la autorizza, con qualche raccomandazione che potrà escludere responsabilità future. Poi basterà una scossa, anche di origine naturale, per generare perdite e danni incontrollabili. 

Ma quanti lo sanno? Non ho mai visto una locandina che ci allertasse (ammesso che il capoluogo teatino possa mai allertarsi per qualcosa). Non ho visto né titoli sui giornali locali, né assemblee pubbliche per discutere di qualcosa che riguarda da vicino la nostra sicurezza. 
Salvo quei soliti rompiscatole degli ambientalisti e dei grillini,  tutto passa nel silenzio e nel torpore generale: acque avvelenate, trivelle petrolifere, mega-elettrodotti, gasdotti, cementifici, inceneritori, concentrazioni di antenne, discariche di materiali tossici...
 
Rassegnato silenzio: la crisi di lavoro ha trasformato la camomilla in papagna, ma intanto certi lavori sembrano non conoscere crisi. La fabbrica dei disastri è sempre attiva.

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